Dipartimento Nazionale Salute e Sicurezza
Covid-19
Inail: al 31 agosto 52.209 contagi sul lavoro e 303 decessi
La tutela infortunistica
L’articolo 42, comma 2 del Decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, stabilisce che, nei casi accertati di infezione da coronavirus (SARS-CoV-2) in occasione di lavoro, il medico certificatore redige il consueto certificato di infortunio e lo invia telematicamente all’Inail che assicura, ai sensi delle vigenti disposizioni, la relativa tutela dell’infortunato. Le prestazioni Inail nei casi accertati di infezioni da coronavirus in occasione di lavoro sono erogate anche per il periodo di quarantena o di permanenza domiciliare fiduciaria dell’infortunato con la conseguente astensione dal lavoro. In via preliminare si precisa che, secondo l’indirizzo vigente in materia di trattazione dei casi di malattie infettive e parassitarie, l’Inail tutela tali affezioni morbose, inquadrandole, per l’aspetto assicurativo, nella categoria degli infortuni sul lavoro: in questi casi, infatti, la causa virulenta è equiparata a quella violenta. Sono destinatari di tale tutela, quindi, i lavoratori dipendenti e assimilati, in presenza dei requisiti soggettivi previsti dal decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, nonché gli altri soggetti previsti dal decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38 (lavoratori parasubordinati, sportivi professionisti dipendenti e lavoratori appartenenti all’area dirigenziale) e dalle altre norme speciali in tema di obbligo e tutela assicurativa Inail. Nell’attuale situazione pandemica, l’ambito della tutela riguarda innanzitutto gli operatori sanitari esposti a un elevato rischio di contagio. A una condizione di elevato rischio di contagio possono essere ricondotte anche altre attività lavorative che comportano il costante contatto con il pubblico/l’utenza. In via esemplificativa, ma non esaustiva, si indicano: lavoratori che operano in front-office, alla cassa, addetti alle vendite/banconisti, personale non sanitario operante all’interno degli ospedali con mansioni tecniche, di supporto, di pulizie, operatori del trasporto infermi, etc. Le predette categorie non esauriscono, però, l’ambito di intervento in quanto residuano casi, anch’essi meritevoli di tutela.
Denunce di infortunio in complesso e denunce di infortunio con esito mortale
Ad oggi, a fare il punto della situazione è l’ottavo report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail, pubblicato il 21/09/2020 insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento sui casi registrati nelle diciannove regioni italiane e nelle due province autonome di Trento e Bolzano, diffuse con cadenza mensile.
Solo ad agosto 2020 i decessi segnalati sono stati 303 (circa un terzo dei decessi denunciati all’Inail da inizio anno e con un’incidenza dello 0,9% rispetto al complesso dei deceduti nazionali con Covid-19 comunicati dall’ISS al 31 agosto), 27 in più rispetto ai dati rilevati al 31 luglio (per lo più distribuiti tra marzo e aprile), e 846 sono stati i casi di contagio sul lavoro, sempre rispetto ai dati rilevati al 31 luglio.
I contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail, con riferimento alla data del 31 agosto scorso, sono in tutto 52.209, con un’incidenza del 19,4% rispetto al totale dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto Superiore di Sanità alla stessa data.
Le morti denunciate sono risultate concentrate soprattutto tra gli uomini (83,8%) e nelle fasce 50-64 anni (69,3%) e over 64 anni (19,8%), con un’età media dei deceduti di 59 anni. Ma prendendo in considerazione il totale delle infezioni di origine professionale segnalate all’Istituto, il rapporto tra i generi si inverte: il 71,3% dei lavoratori contagiati è di sesso femminile e l’età media scende a 47 anni.
La mappa dei contagi sul lavoro è quasi un monocolore del Nord del Paese. Il 56,1% delle denunce riguarda infatti il Nord-Ovest e il 24,2% il Nord-Est, seguiti da Centro (11,9%), Sud (5,7%) e Isole (2,1%). Focalizzando l’attenzione sui contagi con esito mortale, la percentuale del Nord-Ovest rispetto al totale è del 56,4%, mentre il Sud, con il 16,2% dei decessi, precede il Nord-Est (13,2%), il Centro (12,2%) e le Isole (2,0%). Venendo a un dettaglio maggiore, tra le regioni l’aggiornamento conferma il primato negativo della Lombardia, con oltre un terzo dei casi denunciati (36,0%) e il 42,6% dei decessi. La provincia più colpita è quella di Milano (11,0%), seguita da Torino (7,9%), Brescia (5,5%) e Bergamo (4,7%), che con 37 decessi, pari al 12,2% del totale, è al primo posto tra le province con più casi mortali, seguita da Milano (8,3%), Brescia (7,9%) e Napoli (6,3%).
Il dettaglio del report consente anche di monitorare la pericolosità nei diversi settori. Quelli che presidiano la salute risultano maggiormente esposti: il 71,2% delle infezioni denunciate e il 23,3% dei casi mortali si concentrano nei settori della sanità e dell’assistenza sociale (che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche, policlinici universitari, residenze per anziani e disabili). Se a questi si aggiungono le Asl pubbliche si arriva all’80,2% dei contagi e al 34,0% dei decessi.
L’analisi dei decessi rivela come circa un terzo dei casi mortali riguardi personale sanitario e socio-assistenziale, a partire dai tecnici della salute con il 10,3% dei decessi (il 58% sono infermieri), seguiti da medici (7,5%), operatori socio-sanitari (5,6%), operatori socio-assistenziali e personale non qualificato nei servizi sanitari (3,6% per entrambe le categorie), e specialisti nelle scienze della vita, come tossicologi e farmacologi (2,4%).
Dopo il personale sanitario e socio-assistenziale, seguono i servizi di vigilanza, pulizia, call center, il settore manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, alimentari) e le attività dei servizi di alloggio e ristorazione.
Le altre categorie coinvolte sono quelle degli impiegati amministrativi (11,5% dei decessi), degli addetti all’autotrasporto (6,3%), degli addetti alle vendite (2,8%), dei dipendenti nelle attività di ristorazione, degli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia, e dei direttori, dirigenti ed equiparati dell’amministrazione pubblica e nei servizi di sanità, istruzione e ricerca (tutte con il 2,4% dei casi mortali denunciati).
La riapertura ha, da maggio in avanti, riequilibrato un po’ la situazione dei contagi. L’incidenza dei casi nella sanità e assistenza sociale è infatti scesa dal 71,6% del periodo marzo-maggio al 56,0% di giugno-agosto. Viceversa, sono cresciute le denunce nei settori come i servizi di alloggio e ristorazione (passati dal 2,5% di marzo-maggio al 4,3% di giugno-agosto, con il 5,0% solo ad agosto) o noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (cresciute dal 4,3% del periodo marzo-maggio al 7,7% di giugno-agosto, fino al 13,7% nel solo mese di agosto), che sono stati esposti maggiormente al contatto con i clienti durante il periodo delle vacanze.
In conclusione dobbiamo dire che, purtroppo, i dati ci confermano che il Covid non solo non ha allentato la presa ma continua ad incidere in maniera sempre più intensa sul numero di infortuni sul lavoro.