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Segreterie OdC – Gruppo Banca Popolare di Bari
Al di là di logiche aperture circa la possibilità, per gli aderenti al Fondo, di conferire il TFR al FIP per cogliere le opportunità di risparmio fiscale ed alla possibilità di sospendere per una sola volta (limitazione questa unilaterale non condivisibile) per i colleghi che, maturando i requisiti pensionistici a partire dal 2028 – dovranno quindi sopportare un lungo periodo di part time, non sono stati ancora sciolti i dubbi interpretativi più importanti a causa dell’errata convinzione aziendale che gli stessi debbano essere fugati unilateralmente dall’Azienda (con lo strumento delle solite consulenze di parte) anzichè da un doveroso confronto tra le parti.
Abbiamo inoltre, con l’occasione, fatto notare che, nel gioco perverso dei numeri, potrebbero risultare penalizzati da eventuali errate interpretazioni dei contenuti dell’accordo vigente e di quelli pregressi i redditi più bassi, anziché muoversi nel logico rispetto dei criteri di progressività, già contenuti in alcune parti dell’accordo stesso.
In ultimo ci è stato comunicato il numero complessivo delle adesioni ai vari istituti contemplati nell’accordo: 171 persone alla data del 24 agosto.
Nessuna novità circa le filiali di cui è prevista la chiusura e nessuna novità anche riguardo al destino dei colleghi di Cassa di Risparmio di Orvieto.
E’ a questo punto necessario formulare una considerazione politica sulla gestione delle dinamiche fisiologiche dell’accordo da parte dei Commissari e dei vertici aziendali.
È sotto gli occhi di tutti l’assoluta latitanza di questi soggetti nella volontà di confronto con le OO.SS. nell’emanazione di linee guida, nella mancanza di trasparenza e nella tardiva stesura e diffusione dei documenti allegati all’accordo.
Come interpretare tali atteggiamenti rispetto all’Accordo che, anziché essere strumento industriale condiviso, in una realtà tuttora problematica che richiede responsabilità e partecipazione di tutti gli attori coinvolti, finisce col ridursi a mezzo di taglio dei costi in un contesto aziendale che, nonostante i buoni propositi, non esclude nella pratica regole e comportamenti che pensavamo rimossi ma che evidentemente, come anche nel passato e in barba alla dichiarata discontinuità, continuano ad essere praticati.
BPB ad oggi risulta quindi ancora carente di una politica industriale strutturale e lungimirante in grado di consegnare ai territori ed ai dipendenti stessi una azienda rinnovata nei costumi e nella policy e con una visione prospettica che non può essere sorda nei confronti dei propri dipendenti, vessatoria nei rapporti con il Personale e inadeguata nelle relazioni industriali.