Inform@fisac novembre 2018

LA BANCA SBAGLIA? PAGA IL DIRETTORE

 

La notizia è stata pubblicata lo scorso 13 ottobre dal quotidiano “Il Centro”, e rappresenta un preoccupante campanello d’allarme per tutti i lavoratori che ricoprono il difficile ruolo di titolari di agenzie.

Un direttore di filiale di una banca operante nel territorio abruzzese è stato denunciato con l’accusa di usura a danno di un imprenditore commerciale, e dovrà presentarsi davanti al GUP che deciderà se rinviarlo a giudizio.

Questa l’accusa:

“Nell’esercizio delle sue funzioni di direttore erogava all’imprenditore un mutuo di 230mila a condizioni usurarie in quanto veniva erogato con una pattuizione, ab origine, di interessi e vantaggi complessivamente superiori al tasso di soglia usuraria, poiché la sommatoria tra interessi corrispettivi, spese di istruttoria, spese di assicurazione incendio e costi relativi alle garanzie collaterali prestate da Fidimpresa Abruzzo determinavano un taeg sistematicamente superiore al 14 per cento tra il 30 aprile 2011 e il 29 febbraio 2012 (tsu nello stesso periodo oscillante tra il 7 e il 10 per cento).
Determinando una sproporzione tra il costo del denaro e il prestito elargito: tenuto conto della finalità del mutuo (di consolidamento precedente esposizione debitoria) e trovandosi l’imprenditore nella evidente impossibilità di onorare la rata (1.774 euro mensili, contro un reddito pari a 17.128 euro annui); dunque in evidente stato di difficoltà economica e finanziaria».

Ricapitoliamo: cos’ha fatto questo direttore?
Ha impostato un mutuo, deliberato ovviamente dei competenti organi della Banca, destinato alla rimodulazione di un precedente debito che l’imprenditore non riusciva a pagare. Si tratta di operazioni relativamente comuni, con le quali si cerca di evitare gli atti legali a carico di imprese che presentano situazioni di difficoltà, allungando la durata rispetto al finanziamento originale ed acquisendo nuove garanzie (nel caso specifico la fideiussione di Fidimpresa Abruzzo).

Il Direttore della Filiale non ha di norma alcun margine per decidere le condizioni da applicare a finanziamenti del genere, in quanto le stesse sono determinate a monte dagli accordi stipulati dalla banca con il Confidi.

Stando a quanto riportato dalla stampa, sembrerebbero esserci delle evidenti responsabilità della banca: prima di tutto per aver previsto condizioni apparentemente molto superiori rispetto ai tassi soglia oltre i quali scatta l’usura, poi per non aver predisposto nessun controllo in tal senso, né in fase di redazione della pratica, né prima della stipula e neanche a posteriori.

E invece, a finire davanti al Giudice sarà un dipendente colpevole di aver fatto il proprio lavoro, che non avrebbe potuto svolgere in modo diverso.

Ci sono già stati casi del genere, anche nel nostro territorio. Fino ad oggi, i Giudici hanno sempre prosciolto i lavoratori dalle accuse che venivano loro rivolte, per cui possiamo sperare che anche in questa occasione il buon senso prevalga.

Consigliamo comunque a tutti coloro che si occupano di finanziamenti di verificare, prima dell’erogazione, che il TAEG non superi il tasso soglia, ed in quel caso di informare i propri superiori, astenendosi dal perfezionare l’operazione se il costo complessivo del finanziamento non viene ricondotto entro i limiti di legge.

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