Lavoro di cura retribuito
Torna all’indice – Nel Decreto Rilancio del 19 maggio, oltre a favorire il lavoro agile, il Governo ha esteso a 30 giorni i congedi parentali Covid-19 retribuiti al 50% (in alternativa ai 1.200 euro di bonus per baby-sitter o centri estivi). Qui si può e deve aprire uno spazio di contrattazione, per evitare che l’utilizzo in prevalenza femminile di questi congedi acuisca il divario salariale di genere, che già registriamo alto nel nostro settore.
Ricordiamo, a questo proposito, segnali di attenzione da parte di alcune imprese del settore (Allianz, Cattolica e Generali, ad esempio) che hanno concordato con il sindacato integrazioni salariali per i congedi parentali straordinari, fino ad arrivare a garantire in alcuni casi la retribuzione piena.
Nel caso in cui le aziende non siano disponibili a sostenere da sole questi costi, chiediamo di valutare con attenzione la possibilità di utilizzare il ricorso ai Fondi di settore anche per le assenze determinate dalle responsabilità di cura.
I protocolli sottoscritti da ABI e ANIA nel corso del mese di marzo hanno, infatti, consentito il ricorso alla prestazione ordinaria del Fondo di Solidarietà a sostegno del reddito dei lavoratori e delle lavoratrici, nel caso di riduzione o sospensione di attività riconducibili all’emergenza Covid-19. Andrebbe verificato se e come la cura dei minori, scaricata sulle famiglie per le carenze del sistema scolastico educativo, possa essere ricompresa nelle assenze da coprire a carico del Fondo, garantendo così ai genitori la retribuzione piena, eventualmente anche in concorso e in sinergia con il Fondo per l’Occupazione del Credito (FOC) a cui lavoratrici e lavoratori del comparto destinano parte della riduzione di orario/ex festività.
Sappiamo che, al momento, quest’opportunità non è presente, ma vogliamo aprire su questo punto una riflessione non tanto tecnica quanto politica: dobbiamo uscire dall’esperienza della pandemia riconoscendo davvero il valore del lavoro di cura, non soltanto a parole, ma anche e soprattutto nei fatti. Questo significa che il lavoro di cura non può essere gratuito, perché ha un costo e un valore economico e sociale e quindi dobbiamo trovare le relative coperture.
La retribuzione del lavoro di cura resta infatti un elemento cruciale per favorirne la condivisione tra i genitori e, più in generale, tra i generi, rendendo la scelta più libera, almeno dal punto di vista economico.
Un’altra opzione per supportare le famiglie durante la pandemia, valutata con particolare attenzione in categoria, tanto da inserirla nel Protocollo con ABI, è l’istituto della Banca del Tempo, che però presenta dei limiti. Come per i Fondi bilaterali, si tratta di utilizzare un contributo solidale, che In questo caso presuppone un atto volontario di cessione di ferie o permessi a colleghe e colleghi sfavoriti rispetto a una presunta normalità. Purtroppo, la crisi che stiamo vivendo ha colpito tante persone, la normalità è stata stravolta per tutti, i bisogni da soddisfare sono tanti e, di conseguenza, risulta più difficile riconoscere e aiutare chi ha più bisogno.
Per rafforzare la Banca del Tempo, va quindi previsto un impegno delle aziende a versare una quota di ore almeno pari a quella donata da lavoratrici e lavoratori. Inoltre, la sua fruizione non deve essere subordinata all’utilizzo preventivo dei congedi straordinari, perché questi comportano una significativa penalizzazione economica, che andrà a colpire in prevalenza le lavoratrici. L’opzione della Banca del Tempo, per soddisfare le esigenze di cura, deve possedere queste caratteristiche, altrimenti deve essere accompagnata da altre misure in grado di compensare i suoi attuali limiti.
Concludiamo questa disamina con la speranza che le compagne riconoscano in queste nostre riflessioni e proposte un esito coerente del nostro fecondo dibattito e di conseguenza le vogliano promuovere, condividere e diffondere in tutta l’organizzazione, rafforzando così la nostra rete. Restiamo comunque come sempre disponibili al confronto – a modifiche e integrazioni – sul merito delle questioni e delle soluzioni proposte.
Alle compagne che hanno ruoli negoziali va tutta la nostra stima, comprensione e solidarietà, perché siamo consapevoli che ogni accordo deve realizzare un intreccio tra diversi interessi e un equilibrio tra le esigenze di tutti i soggetti che rappresentiamo, per essere efficace ed esigibile nel contesto specifico.
Il nostro compito era tracciare la direzione delle politiche di genere e questa abbiamo cercato di disegnare, sapendo che ogni crisi ha in sé una spinta al cambiamento e che, alla fine dell’emergenza, ogni occasione che non avremo colta sarà irrimediabilmente perduta.
Come suggerisce Livia Turco, dobbiamo creare l’onda d’urto oggi, non domani; un’onda lunga, capace di andare oltre la contingenza, per provare a cambiare paradigma.
Questa vuole essere la nostra onda d’urto e speriamo che si propaghi da un nodo all’altro della nostra rete, per arrivare a coinvolgere tutta la nostra organizzazione.