Lavoro da casa in funzione anti-contagio
Torna all’indice – Fin dai primi giorni di marzo, acclarata l’emergenza sanitaria, la nostra organizzazione sindacale si è mossa unitariamente e a tutti i livelli per cercare di mettere in sicurezza lavoratrici e lavoratori, favorendo le adesioni al lavoro da casa e sollecitando le aziende a fornire a colleghe e colleghi i dispositivi adeguati.
In pochi giorni, quasi tutta l’attività lavorativa si è spostata dalle direzioni centrali di banche e imprese assicurative alle case dei lavoratori e delle lavoratrici del settore. Soltanto alcuni di loro avevano già utilizzato volontariamente questa modalità lavorativa (seppure per uno o due giorni al massimo a settimana), mentre molti altri l’hanno sperimentata per la prima volta a seguito dell’emergenza.
Nella rete commerciale, abbiamo invece registrato forti resistenze delle parti datoriali a considerare il lavoro da casa come la soluzione per mettere in sicurezza lavoratrici e lavoratori. La priorità era piuttosto di tenere aperte filiali bancarie e agenzie assicurative, in modo da garantire il servizio e gli affari. Soltanto con gradualità, e grazie a diversi interventi sindacali, si è riusciti a ridurre la presenza delle persone nella rete commerciale, predisponendo turnazioni tra colleghi e accessi contingentati su appuntamento per la clientela.
Nelle prime giornate di lavoro da casa, colleghe e colleghi della rete bancaria hanno fruito soltanto della formazione a distanza, e via via hanno cominciato a svolgere le consuete attività di consulenza e commerciali. Nelle agenzie assicurative l’attivazione del lavoro da casa è stata molto difforme sui territori, nonostante molte compagnie, soprattutto quelle di maggior rilievo, si siano subito adoperate per rimuovere gli ostacoli legati ad abilitazioni e piattaforme.
Nella rete commerciale il lavoro da casa è stato, quindi, autorizzato e organizzato con molte difficoltà e – nonostante l’esperienza vissuta – in molti casi resta ancora disconosciuto. Ci chiediamo quindi quanto queste difficoltà siano espressione di ostacoli oggettivi e quanto contino invece le resistenze culturali.
Per rispondere a questo quesito e sfatare eventuali costrutti ideologici stratificati, sarebbe necessaria una riflessione approfondita e una rivisitazione dell’organizzazione del lavoro, che suscita le usuali resistenze aziendali a condividere con il sindacato scelte organizzative che le imprese sentono di propria esclusiva competenza.
Nel momento in cui anche le firme sono divenute digitali, la smaterializzazione dei contratti è già in atto, ma al di là degli aspetti tecnici, per noi è interessante comprendere e lavorare per il superamento delle resistenze di tipo culturale e organizzativo, che hanno maggiori ricadute sulle condizioni sociali e professionali delle lavoratrici.