Lavoro da casa e misure di sostegno alla cura
Torna all’indice – A valle dell’esperienza inedita del confinamento, ci siamo trovate a riflettere in diverse occasioni su quanto è accaduto, su come abbiamo affrontato questo momento di grave difficoltà, che ha colpito in particolare il nostro Paese in modo improvviso e inaspettato e poi il mondo intero.
Uno sguardo alla gestione dell’emergenza nel nostro settore è cruciale per capire quali misure dobbiamo mettere in campo, per evitare di cancellare con un colpo di spugna la strada fin qui percorsa verso la parità, che resta una meta ancora lontana da raggiungere.
Abbiamo focalizzato la nostra attenzione sul lavoro agile, una modalità organizzativa, che si è rilevata utile a contenere i rischi di contagio nel settore, garantendo nello stesso tempo l’offerta di servizi bancari, finanziari e assicurativi in tutto il Paese durante la fase acuta dell’emergenza. La valutazione di questa modalità lavorativa è molto complessa: bisogna coglierne opportunità e rischi. Certo è che non possiamo prescindere dall’esperienza intensa vissuta in questo periodo – in modo forzato e continuativo – che chiameremo lavoro da casa e che dobbiamo analizzare con cura, distinguendola dall’esperienza ordinaria prima e dopo la pandemia, normata dalla legge e dai contratti.
Il lavoro da casa, effettuato durante l’emergenza a scuole chiuse, non può essere considerato uno strumento di conciliazione di lavoro professionale e lavoro di cura, perché non favorisce un migliore equilibrio tra queste due attività, ma le mescola e confonde. Altre sono le misure che vogliamo rivendicare per chi si occupa della cura dei propri familiari, che garantiscano salario ed equilibrio psicofisico alle persone che rappresentiamo.