
Intervista a Milano Finanza – I prossimi due mesi saranno decisivi per il destino dellaBanca popolare di Milano. Conclusa la profonda azione di pulizia dell’ultimo anno che ha tirato a lucido l’attivo dell’istituto e abbattuto i costi,Piazza Meda si trova adesso a un bivio: arroccarsi sul modello popolare o trasformarsi in società per azioni. Il presidente, Andrea Bonomi, è convinto che non ci siano alternative al cambiamento («O così o la banca non si salverà». ha dichiarato in una recente intervista), ma all’interno della banca domina ancora un clima di indecisione.La scelta di bruciare i tempi e convocare l’assemblea straordinaria per il 22 giugno ha acuito la tensione tra i dipendenti soci e, a questo punto, il ruolo dei sindacati nazionali sarà decisivo per determinare l’esito della partita. Il messaggio più chiaro finora è arrivato da Agostino Megale, segretario della Fisac-Cgil, che ha spiegato a MF-Milano Finanza la sua piattaforma programmatica.«Fermo restando che la valutazione e la scelta spetta ai dipendenti, è chiaro che i dubbi ci sono e vanno dissipati», esordisce Megale. Il nodo principale è costituito dagli assetti di controllo della Bpm, una volta avvenuta la trasformazione in spa. Il sindacato guarda infatti con forte preoccupazione gli scenari disegnati negli ultimi mesi dalla speculazione:dall’ingresso di un socio forte alla fusione con altre banche cooperative. Per questo la condizione posta a Bonomi è molto chiara: «Chiediamo che per tre anni nulla cambi nell’assetto societario della banca. Solo una garanzia di questo genere allontanerà lo spettro di scenari speculativi e spingerà i dipendenti a scegliere serenamente il cambiamento», propone Megale. Sul tavolo potrebbe arrivare insomma una sorta di lock up, anche se le modalità tecniche e contrattuali per realizzarlo sono ancora tutte da definire. La proposta comunque potrebbe non suonare sgradita a Bonomi, che in più di un’occasione ha escluso di aver tatto un investimento puramente speculativo in Bpm e ha garantito di voler realizzare un progetto di lungo termine. E pur vero, però, che, ove mai la trasformazione in spa passasse senza intoppi, l’aumento di capitale da 500milioni in programma per l’autunno potrebbe aprire le porte a nuovi azionisti.Uno scenario che oggi gli analisti finanziari giudicano assai realistico. In ogni caso le posizioni dei sindacati sulla partita Bpm non sono unitarie. Giuseppe Gallo, segretario della Fiba-Cisl ha definito la trasformazione in spa «Un operazione inattuale» perché «l’identità storica delle banche popolari deve essere preservata». Fabio Verelli dell’Ugl Credito ha fatto invece chiare aperture: «La trasformazione non ci vede contrari, se ciò servirà anche a reperire risorse finalizzate a un effettivo rilancio aziendale e a creare occupazione>>. Resta ancora da decifrare la posizione della Fabi che probabilmente attende di avere maggiori ragguagli sul progetto. Per il momento la piattaforma di Megale rappresenta dunque la prima proposta concreta, sulla quale potrebbe presto partire la trattativa. Nella partita potrebbe poi essere determinante il ruolo dellaBanca d’Italia, da sempre alleato di ferro di Bonomi nella partita Bpm. In caso di forti opposizioni interne infatti laVigilanza potrebbe sempre ricorrere a soluzioni estreme come il congelamento del voto dei dipendenti-soci.