di Maurizio Bologni – Alcune funzioni “ doppione”, che si sovrappongono nella sede di Ubi Banca ad Arezzo a quelle svolte nelle direzione di Intesa Sanpaolo a Firenze. E criticità per il sovra numero di sportelli, soprattutto nella provincia di Arezzo. Che succederà in Toscana se Intesa Sanpaolo si compra Ubi Banca creando un colosso da 120 mila dipendenti? Non sarà un terremoto devastante. Ma una nuova scossa di assestamento in un settore che in Toscana ha perso oltre 10 mila posti di lavoro in due lustri e poco più. Sarà la nuova puntata di un dissanguamento lento e silenzioso, avvenuto senza eccessivi traumi, perché assistito da un finora ricco Fondo esuberi della categoria che ha accompagnato in modo soft fuori dal perimetro occupazionale tante persone, attraverso prepensionamenti ed esodi incentivati. « Cosa succederà in Toscana? Siamo in vigile attesa della chiusura il 28 luglio dell’Offerta pubblica (Ops) ai soci di Ubi Banca. Fino ad allora ci asteniamo dall’esprimere giudizi o dal fare considerazioni per evitare strumentalizzazioni o indebite influenze » , dice Fabio Faltoni della Fabi, il primo sindacato in Italia nel settore bancario.
Per la nuova operazione di risiko bancario, questa settimana sarà dunque decisiva. Martedì 28 luglio si concluderà l’offerta pubblica che Intesa Sanpaolo ha rivolto agli azionisti di Ubi per acquisirne quote societarie e il controllo della banca col cuore a Bergamo, mentre giovedì scorso l’Antitrust ha dato il proprio via libera all’operazione purché Intesa Sanpaolo ceda 550 sportelli del nuovo raggruppamento per evitare una eccessiva concentrazione. Quello stesso giorno la Fondazione Cr Firenze ha aderito all’Ops e quindi convertirà lo 0,179% di azioni Ubi che possiede in azioni della Banca di Messina di cui ha già l’1,84%.
Se andrà in porto l’acquisizione da parte di Intesa di Ubi, la superbanca milanese guidata dall’ad Carlo Messina dovrà quindi cedere anche 18 suoi sportelli oltre ai 532 che si è già impegnata a passare a Banca popolare dell’Emilia Romagna ( Bper). E, inoltre, ad incentivare l’esodo di 5 mila addetti assumendo 2.500 giovani.
In Toscana le criticità maggiori potrebbero rivelarsi nelle direzioni. A Novoli, nell’headquarter interregionale di Firenze, Intesa Sanpaolo occupa diverse centinaia di addetti. « Nel 2018 erano 600, di cui una cinquantina a Pistoia, tra impiegati nella direzione interregionale e applicati anche a funzioni riferite alle sedi di Milano e Torino, ma ora quel numero si è già ridotto » , sostiene la Cgil. Ad Arezzo, nel centro direzionale, Ubi ha mantenuto le 350 persone che si trovavano in sede quando negli uffici di via Calamandrei c’era il quartier generale di Banca Etruria: sono 350 dipendenti divisi tra uffici distaccati della direzione generale nazionale della Banca bergamasca, direzione territoriale ( poche persone), alcuni uffici della macroarea Lazio-Umbria-Toscana che ha sede a Roma e una importante squadra di Ubiss (Sistemi e servizi) con oltre 100 addetti. Altro personale si trova in ulteriori due direzioni territoriali a Siena e Firenze dove Banca Etruria controllava al 100% la Federico del Vecchio. Quando ha acquisito Banca Etruria dal fallimento (risoluzione si dice in termini tecnici nel settore bancario), Ubi ha evitato di ridurre il personale di Arezzo affidando alla sede di via Calamandrei lavorazioni di funzioni che fanno capo a Bergamo, Brescia e Iesi. Ma è evidente che l’eventuale matrimonio tra Intesa Sanpaolo e Ubi potrebbe riproporre “doppioni” di mansioni che sono attualmente svolte per le due grandi banche concorrenti ad Arezzo e Firenze, dove nel frattempo sono stati cancellati direzione e cda di Banca Cr Firenze con relative funzioni applicate e conseguente razionalizzazione del personale. La speranze dei sindacati è che lo sviluppo dello smart working favorisca decentramento e radicamento di funzioni direzionali nelle sedi di Arezzo e Firenze, ma anche che Bper, sebbene si dichiari interessata solo ad acquisire sportelli, abbia necessità di mantenere funzioni direzionali sul territorio toscano e non concentrare tutto a Modena.
Questione sportelli. Intesa Sanpaolo in Toscana ne ha 270, Ubi 89 e solo 30 Bper ( il principale concorrente Mps ne ha 300). Non sono grandi numeri. E i sindacati confidano che la partita possa essere risolta con la semplice cessione di alcune filiali dal soggetto unico IntesaSanpaolo- Ubi a Bper, che vuole assumere dimensioni nazionali e svilupparsi in Toscana acquisendo filiali dal nuovo eventuale raggruppamento. Criticità sono però in vista nella provincia di Arezzo dove Ubi ha 36 sportelli e Intesa Sanpaolo 34, circa il 40% dei 180 sportelli totali nel territorio provinciale ( Mps ne ha solo 32), dove l’eventuale nuova aggregazione impatterà su 2.000 dipendenti ovvero circa la metà del totale del settore in quel territorio. E qui appare inevitabile la cessione di filiali a Bper che di agenzie ne ha solo due. Quanto ai numeri di sportelli che in Toscana dovrebbero passare da Ubi a Bper, si è parlato finora di 25 ma anche di 40 e 52. La cessione di filiali, infine, oltre ad essere ispirata da logiche economiche è imposta dall’Antitrust che sul dossier si è espressa prima del gran verdetto, ovvero la fine dell’Ops di Intesa, che dirà se la superbanca milanese fagocita anche i vicini bergamaschi.
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